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24.8.13

OMAR DI MONOPOLI • SANGUE PUGLIESE

Resistere.
Resistere alla disperazione, alle percosse dell'anima.
Resistere ai soprusi, alla violenza, alla solitudine, ad una realtà che non è in grado di dare felicità. 
Resistere ad uno Stato che spesso dimentica i suoi cittadini nelle terre del Sud... 

Sono romanzi potenti quelli di Omar Di Monopoli. Entrano nella carne come una pistola che finisce il suo caricatore. Proiettili che si insinuano nel cervello, che fanno sanguinare la coscienza. Non si rimane indifferenti dalle parole dello scrittore pugliese. I pensieri non si fermano dopo la lettura dei suoi romanzi. I pensieri corrono incontro alla follia, alla desolazione di Torre Languorina, alle lotte di un custode di un parco naturale, alle efferate azioni di Pellicano, un boss mafioso e senza scrupoli. Con uno sguardo profondo su un'Italia che spesso l'opinione pubblica dimentica, Di Monopoli coglie le piaghe oscure dell'animo umano. I suoi libri si caratterizzano per le trame dei vari personaggi che si intrecciano magistralmente in un connubio di mistero, suspence ed azione. Ogni descrizione è come un intaglio fatto ad arte sulla pietra, è come la riproduzione fedele dello stato d'animo dei personaggi, come se la vita giocasse a dadi col Destino facendo credere ai personaggi che le loro  scelte siano in grado di cambiare il corso degli eventi. Nelle opere sembra che ci sia l'ombra incombente del Fato che muove i fili invisibili dell'esistenza. 
Questi tragici eroi  non riescono a trovare pace. Cercano qualcosa... Un'utopia, un sogno che assume i contorni di gigantesche illusioni. Sono spietati, poveri, ignoranti, disgraziati che non riescono a trovare la strada giusta verso la Luce. L'oscurità li avvolge lasciandoli in preda ai loro tormenti, alle loro paure. Camminano nel buio correndo disperati verso il miraggio di una pace interiore. Valgono solo le leggi della strada. Il sangue scorre a fiumi. Pistole e fucili sostituiscono le parole. Spari e cadaveri, sangue sparso sui selciati dimenticati da tutti.

In Uomini e cani il potere fa ciò che vuole. I soldi comandano e i politici invece di protestare scodinzolano annusando nell'aria l'odore del successo, del potere, della gloria. Don Titta, un boss mafioso, non conosce la legge dello Stato. L'unica legge che conosce è quella della strada. I patti, l'onore devono essere rispettati. Non importa che cosa sia la Giustizia. Don Titta conosce le sue pecorelle. Ordina di uccidere, costruisce palazzi in barba alle leggi, al rispetto ambientale, alle norme di sicurezza.

In Ferro e Fuoco il Pellicano non si preoccupa dei suoi schiavi. Li considera alla stregua di animali da soma. Rumeni, nigeriani fa lo stesso. Loro sono venuti in Italia per lavorare. Se poi si spaccano la schiena tutto il giorno per raccogliere pomodori non sono problemi che lo riguardano.

Nelle opere appena citate sono le facce oscure del Potere che prendono vita. Vivono in una terra dove la dignità umana, la libertà, il rispetto della legge sono ideali che non servono per fare soldi. Conta prevaricare, conta la lotta, conta l'onore. Non importa se le guerre tra mafiosi lasciano morti sulla strada. Non importa se degli immigrati lavorano con uno stipendio misero. Non importa. Ciò che conta è rispettare il potente. Non mettere i bastoni fra le ruote al Capo. Non fiatare, non urlare, non reagire.  Appena la sommossa esplode arrivano le minacce, i soprusi e ancora la violenza.
Esiste però in questo mondo di crudeli assassini la compassione. Sono difficili da comprendere le atrocità commesse da Pietro Lu Sorgi, un povero anziano che in “Uomini e cani” difende a tutti i costi la sua casa perché non vuole lasciare  che la sua terra diventi una riserva naturale. Commette atrocità, omicidi, si nasconde nel buio di una tana per non farsi prendere dalla polizia. Ma i suoi atti crudeli fanno capire al lettore che dietro ad ogni violenza esiste un disperato bisogno d'Amore, di conforto, di appoggio. Dietro alla violenza ci sono emozioni taciute, muri mai abbattuti, problemi irrisolti. Dietro alla violenza è necessario uno sforzo compassionevole che l'essere umano non è ancora stato capace di raggiungere perché , in fin dei conti, siamo animali che si ammazzano ...Per che cosa poi? Per il Potere? Per il Denaro? No... ci ammazziamo solo per un pugno di mosche. L'unica cosa importante è la compassione  perché anche i cani hanno bisogno di carezze, di affetto e anche un po' d'Amore.
Jader Girardello 

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