CONTATTACI => mail spritzletterario@libero.it - ufficiostampa.spritz@libero.it - spritz.poesia@libero.it - 338.2537578

12.3.13

BARBABLÚ di Amélie Nothomb

BARBABLÚ
di Amélie Nothomb
Voland edizioni
Traduzione: Monica Capuani


LIBRO

Saturnine, giovane ragazza belga, cerca un alloggio a Parigi. Trova, per una cifra davvero modesta, un suntuoso appartamento da condividere con l’eccentrico proprietario, il Grande di Spagna don Elemirio Nibal y Milcar. Ma l’irriverente Saturnine non sa che otto donne prima di lei hanno abitato in quella magnifica casa, che hanno indossato abiti dai colori meravigliosi creati dalle mani di don Elemirio, e che di loro nessuno ha più notizie.
Un romanzo che rivendica il diritto ad avere dei segreti e che indaga i meccanismi dell’amore, il cannibalismo sentimentale e la doppiezza della natura umana.


La copertina ha un perché.
Qui siamo tornati a "IGIENE DELL'ASSASSINO".
Assolutamente imperdibile!


RECENSIONE
 
Si dice che la malizia è negli occhi di guarda. La malizia in questo caso è negli occhi di chi legge e vuole attribuire al testo della Nothmob un’intenzione certamente diversa da quella dell’autrice.
Non sono riuscita a non interpretare in chiave sociale questa variante della fiaba di Barbablu e pertanto la considero un inno contro il femminicidio e la violenza di genere.
Saturnine, la protagonista, riscatta le donne e ribalta tutti i clichè su questo tipo di situazione. Nobilita il genere femminile immergendosi pienamente negli archetipi della fiaba, anche in termini psicanalitici. Mi ha fatto peraltro rivalutare un testo non compreso nell’adolescenza, ma molto letto e citato, Donne che corrono con i lupi di C.P. Estès, dove la fiaba serve a spiegare il concetto di “predatore innato della psiche” e non ha più l’intento pedagogico di Perrault di ammonimento contro la troppa curiosità.
Saturnine si immerge pienamente negli stereotipi di genere, ma è anche capace di ribaltarli. In un ininterrotto dialogo, dall’inizio alla fine del libro, impone la sua parte razionale al “mostro” e si riappropria del suo destino, pur cedendo alla tentazione di innamorarsi del misterioso uomo che la ospita, perché “innamorarsi è il fenomeno più misterioso dell’universo”.
Imponendo la sua forte personalità al nobile spagnolo, Saturnine produce una reazione alchemica e trova la sua pietra filosofale, che la trasforma da vile metallo in oro. 
Gioia M.

10.3.13

Non tutti i bastardi...

NON TUTTI I BASTARDI SONO DI VIENNA
di Andrea Molesini
Sellerio editore
 

LIBRO

Villa Spada, a un tiro di voce dal Piave, nei giorni della disfatta di Caporetto diventa dimora del comando austriaco e teatro di un dramma romantico e patriottico disteso su un fondo nascosto di miserie. Un apologo malinconico sull’illusione degli eroi.

Premio Campiello 2011, Premio Comisso 2011, Premio Latisana per il Nord-Est 2011, Premio Città di Cuneo 2011



RECENSIONE

Mi piace il lessico un po' dotto di Molesini, ben adatto, per altro, all'epoca dei fatti narrati.
E mi è piaciuto lo svolgersi della vicenda, in un coinvolgimento del lettore via via crescente.
Uno di quei casi in cui vorresti ricominciare non appena finito, per cogliere sfumature, veder rivivere i protagonisti, capirli meglio.
Tutti ottimamente tratteggiati, tutti riconoscibili, tutti dotati di una loro personalità.
Lascio Villa Spada, con un po' di tristezza e senza voltarmi indietro.
Simone D.

9.3.13

ACCADE A VILLA ADA in ROMA

DELITTO A VILLA ADA
di GIORGIO MANACORDA
Ed. Voland

LIBRO:

A Villa Ada viene ritrovato il cadavere di un famoso poeta che viveva nel parco romano come un barbone. Conduce le indagini un commissario giovane e colto, poeta egli stesso, che non riesce però a venire a capo dell’ingarbugliata faccenda e rinuncia all’incarico consegnando la pratica nelle mani del Questore di Roma. Fra i tanti misteri che affiorano dagli interrogatori dei personaggi che frequentano la villa, uno campeggia insoluto e decisivo: la macchina da scrivere d’oro appartenuta al poeta ucciso. Un oggetto magico che, come la lampada di Aladino, farebbe scrivere a chi la usa grandi poesie. Si tratta di un movente plausibile? Forse, ma che fine ha fatto?... Una fiaba noir sulla poesia, sui poeti, sui tormenti della creatività, sulle invidie che possono portare a gesti estremi anche esseri tra i più distanti dalla realtà, i più astratti e sognanti, persi dietro i propri desideri di gloria. 






RECENSIONE:
In un passaggio dai versi alla narrativa, Giorgio Manacorda mantiene la poesia fermamente protagonista del romanzo. Un noir, che pertanto non può essere commentato fino in fondo, per non rovinare la sorpresa ad altri lettori. Un giallo ambientato tra chi fa jogging nel parco di villa Ada; giallo con movente poetico, dove la vittima è un famoso poeta che vive da clochard nel parco, esprimendo pienamente la propria vocazione artistica lontano dalle convenzioni sociali. Il cadavere viene trovato da un altro poeta, Manacorda stesso, scrittore vero, di quelli che pubblicano libri e “in odore di Nobel”. Anche i vari sospettati si dilettano a scrivere poesie o qualcosa di simile, confermando che la poesia tutti la scrivono e nessuno la legge. E allora perchè uccidere un poeta? Questo gesto viene definito eclatante ed inutile dal primo poliziotto che si cimenta nell’indagine, anch’egli poeta dopo il lavoro per farsi perdonare dai genitori sessantottini la scelta professionale poco consona ai loro sogni rivoluzionari. Dopo i primi interrogatori delle persone che corrono nel parco di prima mattina, in cui tutti si presentano in un modo corale che ricorda Il mio nome è rosso di O. Pamuk, il commissario abbandona l’indagine. Toccherà al Questore di Roma raccapezzarsi nell’intricata vicenda, dove tutti saranno sospettati, autore e forze dell’ordine compresi. Sarà il Questore ad addentrarsi nel mondo dei poeti, animali in via di estinzione come gli scoiattoli di Villa Ada, soppiantati da quelli americani. Nel corso dell’indagine scoprirà che il mondo dei poeti è un mondo rovesciato, alla Chagall, così come è rovesciato il finale, niente affatto scontato. Tutto ruota attorno alla ricerca di una fantomatica macchina da scrivere d’oro, con poteri taumaturgici, che consente al suo possessore di guarire dalla sterilità artistica. Per ottenere questa "lampada di Aladino" delle lettere, un poeta potrebbe uccidere perché <i poeti sono tutti potenzialmente dei criminali e più sono intelligenti più sono pericolosi>.
Un’opera autoironica e non celebrativa, a tratti surreale, con riferimenti culturali importanti, che va letta fino alle ultime pagine per svelare tutti i suoi enigmi
Gioia M.